OCCITANO IN VALLE STURA

La Valle Stura di Demonte è una delle Valli Occitane del Piemonte riconosciute ufficialmente come comunità di minoranza linguistica dalla legge 482 del 1999 “Norme in materia di tutela della minoranze linguistiche storiche”. L’occitano è una lingua gallo-romanza presente, oltre che in alcune valli del Piemonte, nel sud della Francia e nella spagnola Val d’Aran.

L’occitano è diffuso in tutta la valle e conosce un forte radicamento presso la popolazione locale nonostante, a partire dalla seconda metà dello scorso secolo, alcune cause ne abbiano condizionato la sua diffusione. Anzitutto la Valle Stura, al pari delle altre valli piemontesi, ha conosciuto un forte spopolamento a partire dal secondo Dopoguerra che, di conseguenza, da un parte ha causato una maggior dispersione dei parlanti e dall’altra parte anche la diminuzione di questi. In secondo luogo la trasmissione famigliare è venuta molto spesso meno, causando così una diminuzione dei giovani parlanti. Oggi, infatti, l’occitano risulta essere la lingua più parlata dagli anziani, nonostante conosca anche una buona diffusione presso le generazioni successive, in particolare quelle nate a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Il livello dei giovani in grado di parlare l’occitano risulta tuttavia essere ancora piuttosto elevato, seppur abbia conosciuto una diminuzione negli ultimi anni.

Nel corso dei secoli, il piemontese, diffuso nella pianura circostante, ha via via risalito la valle contaminando le varietà locali di occitano e questo oggi rende molto difficile stabilire con precisione la distinzione tra paesi in cui si parla occitano e paesi in cui si parla una forma di piemontese occitanizzato. Le diverse ricerche condotte negli anni hanno portato a considerare in linea generale uno spartiacque tra questi due parlari collocato tra i paesi di Roccasparvera e di Gaiola (Ravera: 2019)[1]. Quest’ultimo, insieme ai comuni di Moiola e a quello di Valloriate – seppur linguisticamente molto più conservativo rispetto agli altri due, probabilmente per la sua posizione geografica – rappresenterebbe il cosiddetto occitano della bassa valle, ancora fortemente influenzato dal piemontese. Per quanto riguarda il comune di Rittana, invece, anch’esso posizionato in un vallone laterale e composto da diverse borgate, la lingua è sicuramente piemontese con forti influssi occitani nel concentrico e nelle borgate posizionate più in basso, mentre mantiene dei caratteri occitani nelle borgate posizionate più in alto, seppur ovviamente, caratterizzata da forti influssi piemontesi vista la vicinanza con la pianura circostante.

Proseguendo poi lungo la valle, si può trovare un secondo spartiacque linguistico, che divide l’occitano della bassa valle da quello della media valle, tra il comune di Moiola e quello di Demonte, più esattamente con la frazione di Festiona, poiché nel capoluogo da sempre prevale il piemontese come lingua di comunicazione tradizionale. L’occitano della media valle giunge fino al comune di Aisone, già influenzato dall’occitano dell’alta valle. Infatti tra Aisone e Vinadio può essere rintracciato il terzo spartiacque e in tale situazione Aisone si pone come anello di congiunzione tra Vinadio, a monte, e le frazioni di Demonte, a valle (Grassi: 1958; Giordano: 2013).

Infine può essere rintracciato una sorta di quarto spartiacque posto tra il comune di Pietraporzio e quello di Argentera, che mantiene forti affinità linguistiche con le varianti delle vicine valli della Tinée e dell’Ubaye, scomparse o inesistenti nei restanti comuni del cuneese: mantenimento dei nessi <cl-, gl-, pl-, fl, bl> (claou, chiave; gleisa, chiesa; plasa, piazza; flour, fiore; blanc, bianco); il pronome personale iou (io), produzione di una -i intervocalica per evitare lo iato provocato dalla caduta della -t latina (cantatam→ chantaia) e parte del lessico. 

Le macro differenze tra le diverse varianti

L’occitano della Valle Stura, come l’occitano di tutte le altre valli del Piemonte o in generale come tutte le lingue locali, conosce alcune variazioni interne anche molto pronunciate tra comune e comune e talvolta anche tra borgata e borgata e questo rende possibile avanzare una sorta di “classificazione” sulla base di alcuni caratteri distintivi tra varianti dell’alta valle, della media valle e della bassa valle. 

Anzitutto i sostantivi femminili terminano in <a> (vacha, vacca) a Rittana, Gaiola, Valloriate, Moiola, Demonte, Bagni di Vinadio, Sambuco, Bersezio e Argentera; mentre terminano in <o> (vacho, vacca) ad Aisone, Vinadio, Pietraporzio, Pontebernardo e Ferrere. 

I plurali femminili sonori si trovano solo nella parte alta della valle a partire dal comune di Vinadio, mentre sono assenti nella parte bassa e media della valle dove è solamente l’articolo utilizzato che permette di distinguerli da quelli singolari (es. la vacha/o, les vacha/o). Nell’occitano dell’alta valle si hanno diversi esisti a seconda dei diversi comuni: a Vinadio e frazioni -ous (la vacho, ‘es vàchous) e nel caso di alcuni sostantivi in -es (la feo, les fées) o in -as, ma solamente per la frazione dei Bagni di Vinadio (la fea, les féas); a Sambuco in -as (la fea, las féas); a Pietraporzio e frazioni -os(la feo, les féos); ad Argentera e frazioni -as (la fea, les féas), mentre solo a Ferrere in -os (la feo, les féos). 

I plurali maschili invece sono assenti nel comune di Vinadio, ad esclusione del vallone di Bagni di Vinadio, ed iniziano a partire da Sambuco per giungere al comune di Argentera. Sono invece completamente assenti nella parte bassa e media della valle, tant’è che si comportano come quelli femminili.

Da un punto di vista morfologico in alta valle si ritrovano le forme: lou (il,lo), les (le), nel/iel (lui), nie/nelo/iela (lei), neli (loro), manjar(mangiare), ecc.; mentre: ël (bassa valle); le (a Moiola); quiel (bassa valle); quìe (bassa valle); lour (media e bassa valle e Vinadio); manjàa (bassa valle), ecc.

Da un punto di fonetico in alta valle si ritrovano le forme: cubert(tetto); chasaire (cacciatore); pouòrto (porta), fouòrt (forte), ecc.; mentre: cuvert (bassa valle), chasadour (bassa e media valle), porta, fort (bassa e media valle), ecc.

Da un punto di vista sintattico, ritroviamo in alta valle le forme: lou far (farlo), vai rèn (non va), ecc.; mentre: fa-lou (bassa e media valle); vai nen, nin (bassa valle), ecc.

Infine da un punto di vista lessicale in alta valle si ritrovano le forme: mizhoun (casa), neou (neve), parìer (così), caouzo (cosa), carcaren(qualcosa), me (con), quiavèl (chiodo), amòouso (fragola), ecc.; mentre:  (bassa valle)/caza (media valle); fioca (bassa e media valle); parei (bassa e media valle); cozacaicosa (bassa valle)/carcoza (media valle); coun (bassa e media valle); cho (bassa valle)/quioi (media valle); frola (bassa valle)/maiola (media valle), ecc.

In questo senso si può comprendere l’estrema variabilità della lingua locale a seconda dei paesi e spesso delle stesse frazioni e borgate.

Bibliografia

Giordano S., Conservazione del lessico e vitalità di una lingua minoritaria. Un’indagine sull’occitano della Valle Stura in “Rivista italiana di dialettologia. Lingue, dialetti e società”, Edizioni Pendragon, 2013.
Grassi C., Correnti e contrasti di lingua e cultura nelle Valli cisalpine di parlata provenzale e franco-provenzale. Parte I Le Valli del Cuneese e del Saluzzese, Giappichelli Editore, 1958.
Ravera M., Metafonia e vocalismo nell’area linguistica piemontese. Tesi di Laurea Magistrale, Università degli Studi di Torino, 2018-2019.