OCCITANO. LE ORIGINI, LA STORIA.

L’occitano è una lingua derivante dal latino, imposto dai Romani dopo la conquista della Gallia.
Per tale motivo oggi viene classificata come una lingua galloromanza o romanza.
Dante Alighieri nel XIV secolo tentò una prima classificazione delle parlate romanze e prese come riferimento la particella relativa all'affermazione determinando così tre idiomi: la lingua del sì, l'italiano, la lingua dell'oil, il francese, e la lingua dell'òc, l'occitano. Da quest’ultimo termine si diffonderà poi quello di Occitania per indicare i luoghi del sud di Francia dove viene parlato l’occitano.
Il più antico documento letterario europeo scritto in una lingua romanza è proprio in occitano e risale all'880. Ma è a partire dal XII secolo che inizia, in Aquitania, il periodo più glorioso della letteratura occitana, tramite lo sviluppo della poesia trobadorica, che proseguirà per tutto il Duecento, lambendo non solamente il sud di Francia, ma tutta l'Europa Meridionale.
I trovatori (troubadours) divengono infatti gli ispiratori delle principali scuole poetiche d'Europa, da quella siciliana a quella tedesca, fino a Dante e al Dolce Stil Novo. Dante riconoscerà  infatti un debito verso tale lirica, tant'è che nella Divina Commedia, nel Canto XXVI del Purgatorio, inserirà la figura di Arnaut Daniel, un trovatore che declama alcuni versi in occitano:
 

Tan m'abellis vostre cortes deman,
qu’ieu no me puesc ni voill a vos cobrire.
Ieu sui Arnaut, que plor e vau cantan;
consiros vei la passada folor,
e vei jausen lo joi qu'esper, denan.
Ara vos prec, per aquella valor
que vos guida al som de l'escalina,
sovenha vos a temps de ma dolor!

(Tanto mi piace la vostra cortese domanda/ che io non posso né voglio a voi celarmi./ Io sono Arnaldo, che piango e vado cantando;/ afflitto vedo la passata follia,/ e lieto vedo, davanti (a me), la gioia che spero./ Ora vi prego, in nome di quel valore che vi guida alla sommitˆ della scala,/ al tempo opportuno vi sovvenga del mio dolore)
Purg., XXVI, vv. 140-148

L'occitano dimostra dunque di essere una lingua di notevole importanza per il tempo, sarà infatti l'unica, insieme al latino, a fare la sua comparsa nella Divina Commedia.
Nel Sud della Francia, nel 1539, con l'editto di Villers-Cotterês, re Francesco I bandirà ufficialmente la lingua d'òc dall'utilizzo nella pubblica amministrazione, relegandola in questo modo solamente a lingua popolare.
Nei secoli successivi si verificheranno dei casi di ripresa di questa lingua anche sotto il profilo letterario, ma sarà solo nell'Ottocento che si avrà un vero e proprio risorgimento grazie alla nascita del Felibrige, movimento letterario fondato nel 1854, avente lo scopo di difendere e valorizzare la lingua occitana in tutte le sue varianti. Ciò avverrà soprattutto grazie alla poetica di Frédéric Mistral, suo fondatore, che comporrà nella versione provenzale una serie di poemi, tra cui Mirèio e nel 1904 riceverà il premio Nobel per la letteratura.
Nel XX secolo con la fondazione dell'I.E.O, l'Institut d'Estudis Occitans, si avvia una nuova fase di tutela e di diffusione della lingua.
L'occitano oggi è presente in tre stati (Francia, Spagna, Italia) nelle seguenti aree: il sud della Francia, con 32 dipartimenti con una popolazione di 12 milioni di abitanti; la Spagna, con la Val d'Aran con 7 mila abitanti; l'Italia, con 10 valli e circa 90 mila abitanti. é occitana anche Guardia Piemontese, in Calabria.
L'occitano si divide in due grandi "famiglie" con pronunce e caratteristiche diverse: quella del sud-occitano e quella del nord-occitano. Queste a loro volta si suddividono ancora in diverse varianti locali: per il sud-occitano il Guascone, il Linguadociano e il Provenzale; per il nord-occitano il Limosino, l'Alverniate e il Vivaro-Alpino. Fanno parte di quest’ultimo le parlate delle valli occitane d'Italia, e quindi anche della Valle Stura.
Il Vivaro-Alpino presenta delle differenze rispetto alle altre varianti: la palatizzazione delle consonanti -c e -g trasformandosi in -ch e -j, la caduta totale della -d intervocalica, la scomparsa della -t finale nei participi passati maschili, la desinenza verbale della prima persona in -o, il frequente rotacismo di -l e il mantenimento della -r finale negli infiniti.
Nel campo della scrittura due sono state le principali scuole che hanno originato grafie diffuse in tutto il territorio occitano. Nel 1854 il movimento letterario del Felibrige elabora una grafia fonetica usando il modello francese. Da tale modello verrà poi elaborata nelle vallate del Piemonte la grafia "Escolo dou Po". Nel 1935 invece Lois Alibert pubblica la Grammatica Occitana e un dizionario francese-occitano in cui propone una grafia adattata a quella classica dei trovatori detta "etimologica".